IL TEATRO CIVICO:
UN ATTO DI FIDUCIA NEL FUTURO
di Armando Bergaglio
Il ricordo del "Cholera Morbus" era ancora vivo nei Tortonesi: due anni
prima, infatti, a seguito di una gravissima epidemia, il morbo asiatico -
come veniva anche chiamato - aveva colpito 289 cittadini, dei quali ben
159 morirono. La costruzione del nuovo Teatro Civico, che avrebbe
richiesto un pesante impegno finanziario sia alla pubblica amministrazione
sia ai cittadini, poteva intendersi come una atto di fiducia nel futuro e
una risposta ai timori di una possibile nuova invasione del morbo
asiatico.
Tortona guardava, percio', al futuro spinta da un'ansia di rinnovamento.
Capoluogo della provincia omonima con 5803 abitanti nel concentrico e 1205
in case isolate, aveva un aspetto, in verita', piuttosto dimesso: in
centro la Via Maestra (o, per la gente, "Contrada Dritta") che, a dispetto
del nome, era stretta e tortuosa e pertanto la viabilita era estremamente
difficoltosa a causa del transito ininterrotto di carri, convogli e
diligenze, mentre per i passanti il rischio di incidenti era perennemente
incombente. Si avviarono cosi i primi progetti di "rettilineamento e
allargamento" del principale, anzi, unico asse viario urbano. Infatti Re
Carlo Alberto, attraverso proprie Lettere Patenti, dichiarava opera di
pubblica utilita' l'esproprio di case nel tratto compreso tra la Piazza
Maggiore (o della Cattedrale) e l'ex-convento di Santa Chiara (Porta
Alessandria) per la costruzione di nuovi edifici a portici (ma i lavori
sarebbero iniziati solo dieci anni dopo...).
Il 1838 fu per l'Ingegner Pernigotti, autore del progetto del teatro, un
anno di attivita' particolarmente intensa a favore del Comune di Tortona.
Infatti in marzo, mentre veniva incaricato a provvedere ai ripari della
vecchia caserma dei Carabinieri Reali, in condizioni di preoccupante
degrado, veniva pure invitato a redigere un progetto per la costruzione di
una nuova caserma da erigersi sull'area del vecchio seminario - compresa
tra le attuali via Giulia e Via Padre Michele. In quello stesso anno l'Ing.
Pernigotti stava elaborando il primo piano regolatore della citta'.
Fuori dal vecchio perimetro urbano, costituito dal tracciato delle antiche
mura, si apriva la nuova strada di circonvallazione - ora Corso Romita -
come alternativa alla Via Maestra, dopo che le antiche porte della citta'
erano state atterrate e sull'area delle mura, ormai sbrecciate e cadenti,
trovava posto l'"allea" per la pubblica passeggiata.
Molta attenzione veniva riservata alla manutenzione delle strade interne
della citta': infatti diverse delibere riguardavano il riattamento del
selciato, affidato agli Orione che abitavano alla Fitteria: si trattava
evidentemente della nota famiglia di selciatori da cui sarebbe nato don
Orione. Anche le strade della collina erano oggetto di interventi, in
particolare si stava rifacendo ex novo la strada tendente a Vho.
La vita in citta' era relativamente tranquilla anche se la quasi totalita'
dei reati di cui ebbero ad occuparsi i magistrati tortonesi riguardavano
furti di campagna e litigi (ma a volte si trattava di vere e proprie
risse, che spesso avevano come scenario le zone di San Carlo e di San
Bernardino). Per questo il 31 maggio di quell'anno il Civico Consiglio
decideva l'aumento del numero delle guardie campestri "all'oggetto.di
impedire i guasti e i furti di campagna, specie alla stagione dei frutti,
che da alcun tempo in qua si sono moltiplicati".
Come ogni anno il Comandante pubblicava le norme da osservarsi per
mantenere il buon ordine, ma una disposizione che veniva scarsamente
osservata era quella del divieto a botteghe di commecio, negozi, magazzini
ed altri luoghi simili di vendere nei giorni festivi. Inoltre nel tempo
dei divini uffici dovevano essere chiusi alberghi, osterie, trattorie,
bettole e cantine, e percio restava proibito il dar da mangiare e bere a
verun abitante. Parimenti la piazza - del duomo - doveva essere sgombrata
da qualunque siasi oggetto di commercio nelle ore dei divini uffici nella
chiesa Cattedrale. L'avviso del Comandante, affisso il 14 aprile del 1838,
non dovette essere stato attentamente osservato dagli interessati se un
nuovo, piu perentorio ordine veniva replicato il 18 agosto successivo con
norme piu precise e dettagliate, invocando l'intervento dei Reali
Carabinieri in caso di ripetute trasgressioni.
Nel settore dell'istruzione pubblica gli amministratori furono invitati a
deliberare sullo "stabilimento di una scuola gratuita per povere
fanciulle" sulla costruzione di una cappella e provviste di macchine di
fisica per il collegio delle scuole. Alla Filarmonica di Tortona venivano
assegnate tre camere nel teatro per "scuola di canto e di suono", mentre
un'altra camera veniva concessa per il maestro d'instrumenti a fiato.
Doveva annunciarsi particolarmente ricca la fiera di Santa Croce in
occasione dell'apertura del nuovo teatro, con previsione di eccezionale
concorso di gente. Con manifesto del 17 aprile era annunciato, assieme
"all'aprimento del nuovo civico Teatro con opere in musica e ballo", la
fiera di bovini, cavalli ed altri oggetti di commercio in generale nei
giorni 17, 18 e 19 maggio. Nella sera del 18 erano previsti anche "fuochi
d'artifizio con trasparenti sulla piazza maggiore". Domenica 20 veniva
celebrata in Cattedrale la festa dell'Invenzione della Santa Croce "con
processione universale e scelta musica". "Terminate le sacre funzioni
succederanno divertimenti popolari sino alla sera, nella quale vi sara'
illumi nazione generale di tutti i privati e pubblici edifici della citta.
Qualche giorno prima il Sindaco di Prima Classe (Frascaroli Calvino)
scriveva al Comandante per informarlo che in piazza maggiore sarebbe stato
organizzato un albero della cuccagna e, al fine di mantenere il buon
ordine, veniva richiesto l'intervento di un drappello di soldati.
Il bilancio del Comune, nel 1838, registrava entrate per £. 295.312,09 ed
uscite per £. 265.621,10, pertanto si chiudeva con un residuo attivo di £.
29.690,90: quindi una amministrazione attenta e parsimoniosa, anche se
l'Ufficio di Intendenza (una sorta di organo tutorio) invitava gli
amministratori comunali ad evitare spese superflue e soprattutto quelle
non approvate preventivamente dall'autorita' superiore ed effettuate
spesso sotto il pretesto dell'urgenza. Proprio come oggi. Evidentemente
non molto e' cambiato da allora nel modo di amministrare il Comune.
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